Archivio 2016

Per Mario Piccialuti gli italiani sono tornati a consumare gelati tutto l’anno. Un prodotto “sinonimo di allegria, piacere, condivisione, ma anche un prodotto sano”

 

Intervista di Marco Bondi

Il gelato italiano sembra aver imboccato una strada di crescita stabile. Dopo la ripresa del 2015 (con un +8% della domanda e un consumo pro capite di quasi 6 kg, pari a circa 380mila tonnellate) le speranze di un altro anno di sviluppo sono reali.
<<Siamo fiduciosi che il trend positivo continui – dichiara Mario Piccialuti, responsabile dell’Istituto del gelato italiano e direttore di Aidepi (l’Associazione dei produttori dolciari e pastai) –  Quello appena trascorso può considerarsi un anno di cambiamento, in cui la lettura dei dati di consumo può essere interpretato come un momento di ritrovato ottimismo>>.

Da cosa si capisce che il consumo  tende a destagionalizzarsi?

Gli italiani sono tornati a consumare gelati durante tutto l’anno, non solo in estate, sebbene i picchi di vendita si registrino comunque da giugno in poi. Dai dati, inoltre, emerge un’abitudine al consumo che lega il rito del gelato alla tranquillità della propria casa. Se, infatti, il canale “Out of home” ha dimostrato di tenere bene, il canale “In home” ha registrato un andamento brillante: +8,5% rispetto al 2014.

 
Si pensava che i nuovi stili alimentari degli italiani comportassero una riduzione strutturale del consumo di gelato. Invece nel 2015 è cresciuto sia il consumo di gelato artigianale che industriale: una pausa o il trend dei prossimi anni?

Il gelato è da sempre sinonimo di allegria, piacere, condivisione, ma è anche un prodotto sano estremamente nutriente e digeribile, ricompreso a pieno titolo all’interno di una alimentazione corretta e bilanciata, se scelto nella tipologia più adatta al proprio stile di vita. Questa è una nozione più volte espressa dalla comunità scientifica e ben compresa dagli stessi consumatori, come testimoniano appunto i numeri.

Esiste in questo settore la ricerca dei prodotti cosiddetti “salutistici”?

Spesso e volentieri si tende a ricomprendere, magari per moda, in questa definizione prodotti che non hanno nulla di salutistico o che rispondono ad esigenze funzionali del tutto diverse (si arriva erroneamente a pensare, ad esempio, al consumo di prodotti “senza glutine” come prodotti ipocalorici). I prodotti definiti “salutistici” crescono a due cifre ma hanno comunque, specialmente in questo segmento merceologico, un peso limitato sul totale dovuto anche ad un costo di produzione più alto.

Il successo del gelato italiano è fuori discussione: perché allora nel 2015 l’export è calato del 5,3% a volume e del 4,3% a valore a 213 milioni?

In realtà questi numeri possono essere condizionati dagli scambi infragruppo che alcune grandi Aziende di dimensione sovranazionale, presenti in Italia e  all’Estero, operano di prassi e che influenzano, solo a livello numerico, i flussi dell’export. Può capitare quindi che si decida di produrre di più o di meno negli impianti in Italia o all’estero a  seconda della scelte di gruppo. Escludo però un indebolimento dell’export del gelato italiano, anzi al netto del fenomeno sopra descritto il trend è assolutamente costante e positivo.

Qual è il tratto fondamentale del gelato?

Reputo fondamentale il rispetto del consumatore:  il gelato, sia esso artigianale o industriale, dev’essere di qualità. E per qualità deve rispettare tre parametri fondamentali: ingredienti genuini, lavorare in ambienti asettici per garantire la  massima sicurezza e offrire un prodotto nutrizionalmente bilanciato. Infine ne aggiungerei un quarto: un prezzo accessibile per tutti. Questo è quello che per vocazione e tradizione consolidata fanno le nostre Aziende.